La Broderie suisse è conosciuta in Francia e negli Stato Uniti, ed ora, grazie alla mia opera di divulgazione, anche in Italia.
In Francia, questo ricamo ha un nome alquanto generico, considerato che “broderie” significa appunto “ricamo”.Probabilmente, associato a “suisse”, voleva indicare “ricamo che si esegue in un’area alpina”, identificata con la Svizzera. Infatti, il tessuto sul quale si esegue la broderie suisse è appunto quel tessuto a quadretti bianco e rosso, caratteristico delle aree alpine, Italia compresa. La mia interpretazione è che le semplici, ma gentili donne svizzere hanno inventato questo ricamo, plausibilmente per impreziosire i loro abiti e dargli un aspetto più elegante.
Alcuni, volendo dare nobili origini a questo ricamo, prendendo spunto dal nome Broderie suisse, Ricamo svizzero, hanno fatto derivare questo ricamo al famoso ricamo svizzero della regione di San Gallo, ma questa interpretazione è totalmente errata, in quanto i due tipi di ricamo sono assolutamente diversi: uno è un traforo minuzioso su tessuto bianco, l’altro si esegue su tessuto a quadretti e i punti sono degli agganci fra i punti croce doppi.
Negli Stati Uniti, una debole traccia della sua origine può venire da uno dei nomi con il quale è conosciuta, Depression embroidery, dal quale si può intuire che sia nata durante il periodo della depressione statunitense, circa negli anni ’30. Divenne però molto popolare negli anni ’50, perché si prestava a decorare il più caratterizzante indumento della casalinga di quegli anni: il grembiule da cucina. In questo periodo, il nome più conosciuto è chicken scratch, che letteralmente significa ” zampata di gallina”, nome stravagante riferito ad un ricamo, di cui non si sa spiegare la derivazione. Il tessuto utilizzato è la semplice cotonina bianco- rossa, che fa molto casa e focolare domestico.
Ecco due immagini “vintage”, come esempio di grembiule e una terza immagine “insolita”, in quanto si tratta di una foto tratta del famoso e “osè” calendario Pirelli, in cui Eva Herzigova è fotografata ai fornelli con grembiulino ricamato con chicken scratch!
Il punto utilizzato è solo il cerchio, gli altri agganci saranno costruzione successiva. Sempre però su tessuto a quadretti, tessuto di cotone e di uso comune, che rallegra la cucina e la rende calda e accogliente.
In Italia, ho trovato una flebile presenza sulle montagne del trentino e in Toscana, dove è conosciuto con il nome di Puntaccio, così chiamato per il rovescio del ricamo piuttosto “sporco”, secondo i canoni della ricamatrice perfetta tradizionale.
Dalle mie ricerche su riviste e libri antichi di ricami, non ho trovato alcuna somiglianza con alcun punto di ricamo tradizionale, in quanto non è paragonabile ad altra tecnica, sia per il tessuto utilizzato, il tessuto a quadretti, che per le modalità di esecuzione. Risulta così un “unicum” nel mondo del ricamo; un ricamo semplice, veloce e di grande effetto, adatto sia a principianti che esperte, bambini ed adulti.
Tecnica di ricamo o punto di ricamo?
Dal mio punto di vista, la Broderie suisse è una tecnica di ricamo, in quanto è un insieme di vari punti che uniti insieme definiscono “Un Ricamo”. Infatti si eseguono: il punto croce doppio, o stella di Smirne, il punto filza e gli agganci fra i punti croce doppi, modalità che non trova corrispondenza in nessun altro tipo di ricamo classico tradizionale europeo. Perciò non mi sembra corretto definirlo “un Punto”, ma appunto una “Tecnica” o meglio “Un Ricamo”.
Inoltre condizione fondamentale è il tessuto da usare, cioè deve essere un tessuto a quadretti, non in tinta unita, né una damina. Il risultato della tecnica è determinato appunto dal contrasto fra il tessuto e il ricamo sovrapposto. Con altro tessuto il risultato sarà diverso e non corrisponderà alla broderie suisse. Queste nuove interpretazioni sono interessanti, ma non sono broderie suisse, e propongo di trovare loro un altro nome.
grazie per queste informazioni mi potranno essere utili con le bambine quando dovrò spiegare come è nato questo punto.
[…] Storia della Broderie Suisse di Maria Concetta Ronchetti. […]
Grazie per la menzione.